La sera del 19 agosto del 2012 la ricordo molto bene. Mi trovavo dentro il vagone della Yamanote diretta verso Ueno con il mio ex che mi ero resa conto di amare ancora. Lui avrebbe dovuto scendere di lì a poco visto che la sua fermata era ormai prossima. Avevo i minuti contati prima che Roberto scendesse dal treno e non sapevo più cosa fare. La discussione avuta ad Odaiba non si era conclusa nel migliore dei modi e per questo, molto probabilmente, anche la nostra amiciza sarebbe stata compromessa per sempre. Fu allora che presi il mio telefonino giappo e mi dichiarai con un sms mentre lui era in piedi, poco distante da me.
Non vi sto a dire cosa accadde in seguito (ne riparlermo, giuro!) ma nel frattempo il mio ex, nel giro di pochi mesi, tornò ad essere il mio compagno e in seguito il padre di mia figlia. Tuttavia, allora, il nostro destino era ancora tutto da scrivere ma per farla breve -prima del mio rientro in Italia- trascorremmo gli ultimi due giorni assieme.
Quel mercoledì 22 agosto fu Il nostro ultimo giorno e, tra le altre cose, Roberto mi portò al Wald 9 a Shinjuku per vedere Wolf Children, Ame e Yuki i figli del lupo di Mamoru Hosoda. Dello stesso regista vevo visto soltanto la ragazza che saltava nel tempo e lo avevo adorato.
Durante la proiezione (in lingua giapponese) Roberto traduceva ciò che non capivo e ogni volta che si avvicinava a me cercavo di intercettare il suo profumo. Di tanto in tanto mi voltavo per osservare il suo profilo nella penombra e pensavo a come sarebbe stato bello se mi avesse baciata in quel momento.
Avevamo già sofferto abbastanza -a causa di gente malevola che aveva fatto in modo che ci allontanassimo- ma iniziare una storia a distanza nel momento in cui avremmo dovuto separarci sarebbe stata una follia. Ci accontentammo quindi di quel sogno vissuto durante tutta la durata del film
ma quanti pianti quella sera nel momento in cui ci salutammo ai tornelli
dell’uscita Sud della stazione centrale di Shinjuku.
Wolf Children oltre ad essere il film che ha sancito la nostra storia d’amore paradossalmente parla di una famiglia “non convenzionale” proprio come lo è sicuramente la nostra.
Quando poi l’ho rivisto al cinema, in Italia, ho apprezzato moltissimo il messaggio di Hosoda su quanto sia importante cercare di rispettare la libertà, le inclinazioni e la natura dei propri figli. Specialmente perchè di lì a un mese sarei diventata mamma.
Il legame tra la mia famiglia e Hosoda ci porta a qualche anno più in là, nel 2015, quando decisi di portare Noa al cinema per la prima volta. Vedemmo The Boy and the beast nello stesso cinema dove 3 anni prima vidi Wolf Children con Roberto. Ricordo che Noa dormì sopra le mie gambe per quasi tutta la durata del film tanto che iniziarono a formicolarmi e temetti l’amputazione!
Quell’estate a Tokyo, per il lancio del film, vennero organizzate alcune iniziative come i ristoranti temporanei a tema. Io e Noa per una paio di volte abbiamo mangiato e fatto acquisti qui. La ragazza che entrava nel caffè!
Le riconoscete le mascotte dei vari film di Hosoda? A sinistra la mascotte che compare in Summer Wars mentre a destra in The boy and the beast.
I generale erano presenti bevande e pietanze a tema inerenti ai primi quattro lungometraggi del regista: Summer Wars , Wolf Children, la ragazza che saltava nel tempo e The boy and the beast. Tutto buonissimo e come al solito super Kawaii!
Ricordo parecchia fila per entrare e un tempo limitato per rimanere ai tavoli.
In altro un buonissimo Omrice con salsa ai funghi shitake e insalatina mentre in basso un Hamburger. Sul pane è impresso il volto del ‘castoro’ di Summer Wars.
Durante l’estate 2018 invece siamo state ad una mostra monografica di Hosoda proprio in concomitanza con l’uscita del nuovo film Mirai no Mirai ‘Il futuro di futuro’ qui inteso come nome, ovvero il futuro di Mirai. Il film Mirai lo abbiamo poi visto a Roma, in italiano, visto che Noa ormai era abbastanza grandicella per poterlo apprezzare.
Nello stesso anno riuscimmo anche a visitare la mostra a Korakuen. Era organizzata molto bene. Strutturata su un’area molto spaziosa e interattiva con i soliti spot fotografici per permettere ai visitatori di fare selfie e foto ricordo. Noa si era divertita parecchio ma anche io.
Dopo aver diretto Wolf Children, The Boy and the Beast e Mirai, lo scorso 15 luglio, in anteprima mondiale a Cannes, Hosoda ha presentato il suo nuovo film Belle – Ryu to Sobakasu no Hime (La principessa lentigginosa e il drago). Film acclamatissimo dalla critica francese verrà distribuito in Francia dal 29 dicembre mentre da noi a partire dal 20 gennaio 2022. Il che ci riporta a Roma e più precisamente allo scorso Festival del cinema di Roma dove ho avuto modo di incontrare il regista ‘del destino’.
Grazie alle dritte del buon Davide Belardo (giornalista di Daruma view) ho saputo che venerdì 15 ottobre il sensei si sarebbe presentato in Via della Conciliazione a Roma per la prima italiana di Belle e che, di lì a poco -all’interno dello spazio ‘Alice nella città’ dell’Auditorium- avrebbe concesso interviste per il Festival. Da casa mia in 40 minuti sono volata sul luogo e mi son piazzata davanti l’ingresso assieme a giornalisti e cineoperatori della Rai. Eravamo 4 gatti per cui confidavo nella buona sorte della mia lunga carriera di Stalker.
Quando compare Hosoda, al momento, di fan ci siamo solo io, Giuseppe (un giornalista di Everyeye) e un tizio accreditato che è sempre presente a qualsiasi evento compreso quello della castagna mannara di Rocca pinza papera di sopra. Il tizio, in questione, non dimostrandosi per nulla collaborativo, tenta anche di depistarmi per farmi sfuggire il sensei che in quell’istante era uscito per recarsi alla toilet. Eppure la fortuna è stata comunque dalla mia (tiè!) e una volta raggiunto il bar ho aspettato a pochi passi dall’ingresso e alla fine il sensei si è palesato.
Essendo già lì nelle vicinanze, prima che potessi dire alcunché, Hosoda nota il mio artbook di Wolf Children (che tengo in mano) sicchè mi sorride e si ferma. E’ stupito a tal punto da propormi lui stesso -disegnando nell’aria con la mano- se ho qualcosa dove lui possa lasciarmi un autografo. Ovviamente sì ed ecco che inizia così a tracciare il disegno con Yuki/lupacchiotta che tanto ricorda la mia Noa. Inutili le proteste della collaboratrice italiana presente, Hosoda fa come je pare fingendo di non sentirla.
Precedentemente avevo comprato una bottiglia di vino che ovviamente gli ho lasciato per ringraziarlo. Il sensei era sinceramente colpito e tra mille ringraziamenti ed inchini -dopo due scambi di battute prima di riprendere l’intervista sospesa- ci salutiamo. Davvero gentile, disponibile e di profonda umiltà: era davvero sorpreso. Non si aspettava nessun fan forse?
Quando le telecamere del TG5 lo intervistano fuori dal locale decido di fotografarlo a sua insaputa. Aveva il volto a favore di telecamera (così come i suoi intervistatori) ma ad un certo punto, voltatosi verso di me, mi ha riconosciuta e mi ha sorriso. Qui l’ho ripreso mentre stava per voltarsi nuovamente a favore delle telecamere…ma che bel ricordo!
E’ ormai ora di pranzo ormai e decido di tornare a casa anche perchè con il sensei ci vedremo l’indomani alla masterclass organizzata per il pubblico ma mi ritengo già soddisfatta.
Sabato pomeriggio torno all’Auditorium dove ovviamente si ripalesa il tizio onnipresente alla sagra della scrippella in brodo che cerca di evitarmi con tutte le sue forze mentre sta li a tampinare una tipa. Io ho di meglio da fare: raggiungo Davide e consorte, Patrizia e Salvatore per le consuete chiacchiere prima del simposio. Con un pò di ritardo il sensei alla fine sale sul palco.
Il destino Hosoda-friendly decide di piazzarmi in prima fila, al centro, proprio davanti al sensei. Ottimo per me che sò cecata e per le mie foto.
Il sensei racconta che da piccolo -come molti di noi- aveva amato cartoni quali Galaxxy Express 999 e Lupin III – Il castello di Cagliostro inoltre era un gran divoratore di film. Negli anni aveva incanalato la sua vena artistica nella pittura a olio frequentando un’Università d’arte ma solo dopo aver visto Lo spirito dell’alveare (film del 1973 di Victor Erice) realizzò, una volta per tutte, di voler diventare un regista d’animazione.
Inizia così a lavorare per la serie animata dei Digimon e nel 2003 arriva la fortunata collaborazione con Takahashi Murakami per l’originalissima pubblicità di Louis Vuitton (vedi qui) E qui i nostri destini si incrociano nuovamente: pur odiando da sempre le fantasie marroni e da vecchia della casa francese, nel 2005, in occasione del mio trentesimo compleanno, mi sono regalata la borsa e il portafoglio di LV con sopra il pandino dello spot. Ignorando il tutto, ovviamente. Quando la sfoggio pensano tutti si tratti di un mio custom, di un fake. Annamo bene!
Hosoda ci fa sapere di non aver mai fatto gavetta allo Studio Ghibli nonostante ciò Hayao Miyazaki gli chiese di occuparsi della regia de Il Castello errante di Howl. Tuttavia Hosoda, avendo un’altra visione rispetto al mondo Miyazakiano (mondo che non ha mai assimilato), prese le distanze dal progetto e venne sostituito.
“Non voglio descrivere le figure femminili con i canoni stereotipati dei registi uomini.
Voglio donne realistiche”
Il regista di Belle alla fine ‘riciclò’ le idee che aveva avuto per il Castello errante di Howl per i due episodi da lui diretti nella serie Magica Doremi (episodio 40 e il 49 della quarta stagione), che sono a tutti gli effetti due degli episodi più apprezzati dell’intera serie anime.
Molti pensano che l’animazione non sia adatta per trattare problemi sociali, come fa Hosoda in Belle in cui la tecnologia scoperchia drammi nascosti tra le mura di casa e aiuta a diventare più sicuri di se stessi. Il cinema ha sempre sottolineato il lato distopico della rete e la paura della modernità, Tempi moderni di Charlie Chaplin era una critica che guardava con diffidenza alle nuove tecnologie.
Ma Hosoda non condivide affatto questo punto di vista perché il cambiamento fa parte della storia dell’uomo. Siamo nati senza tutti questi supporti digitali ma questo è il mondo dei nostri figli che invece sono nati già con la tecnologia a portata di mano. Per questo Hosoda spera che i giovani useranno le nuove tecnologie per rivoluzionare i vecchi canoni costruendo un nuovo mondo con nuovi valori.
Condivido il suo pensiero e gli sono grata per essere sempre presente nella mia vita con le sue opere ricche di poesia. Opere che hanno sancito l’inizio della mia storia d’amore con Roberto e che per questo, sono sicura, continueremo a rimanere connessi.
Hosoda è davvero l’unico, degno erede
di Hayao Miyazaki e Isao Takahata
Ah, e il tizio che aveva tentato di depistarmi con Hosoda? Probabilmente ci rincontreremo alla sagra della porchetta che sicuramente mi spaccerà per cotoletta! Facciamoci una risata anche perchè sapete chi ho incontrato alla fine? Lillo! LoL! Alla prossima ragazzi!